mercoledì 19 novembre 2014

ROSE BIANCHE PER LE CROCI DI VUKOVAR

Vukovar: il memoriale di Ovcara
Anche quest'anno la Croazia si è fermata per commemorare la caduta di Vukovar, la “città martire” che fu conquistata dall'esercito federale jugoslavo (in realtà ormai solo serbo) il 18 novembre del 1991 dopo tre mesi di assedio martellante e dove le milizie paramilitari serbe si abbandonarono a violenze di ogni tipo contro i difensori della città e la popolazione civile superstite. Alla normale emozione che accompagna ogni anno in Croazia la commemorazione, quest'anno si aggiunge il clima politico piuttosto teso in vista delle ormai imminenti elezioni presidenziali (non ancora ufficialmente fissate ma previste per la fine di dicembre o più probabilmente per gennaio) e delle elezioni parlamentari del 2015.
La crisi economica continua a farsi sentire e l'opposizione di centro-destra, guidata dal Hdz, al momento in testa nei sondaggi, cerca in tutti modi di sfruttare la situazione per mettere in difficoltà il governo socialdemocratico di Zoran Milanovic, messo sotto pressione da Bruxelles che spinge sui tagli e sulle riforme, e il presidente Ivo Josipovic, che ha già manifestato per tempo la sua decisione di candidarsi per un secondo mandato.
A questo si aggiunge la questione dei veterani della guerra che da alcune settimane protestano (alcuni con lo sciopero della fame, mentre un altro ha tentato di darsi fuoco) chiedendo le dimissioni del ministro competente, a sua volta reduce di Vukovar, prigioniero in un campo di concentramento serbo dove fu torturato, e del suo vice, Bojan Glavasevic, figlio del giornalista che fu ucciso nel massacro di Ovcara il cui nome e' un simbolo della guerra, che si è trovato al centro di una polemica strumentale per alcune sue dichiarazioni riprese fuori contesto da alcuni organi di stampa. Il tutto è più o meno coinciso con l'arresto di Milan Bandic, sindaco di Zagabria e uno dei più potenti politici croati.
Infine, la scorsa settimana, il rientro a Belgrado di Vojislav Seselj, leader ultranazionalista sotto processo davanti al Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia con l'accusa di omicidio, atti inumani, persecuzioni per motivi politici, razziali e religiosi, sterminio e attacchi contro civili nei territori di Croazia e Bosnia. Seselj è stata posto in libertà condizionata per motivi di salute dopo oltre 11 anni di detenzione preventiva. Una decisione, quella del Tpi, che ha provocato reazioni fortemente negative in Croazia.

Qui di seguito la trascrizione della corrispondenza di Marina Szikora sulla commemorazione della caduta di Vukovar andata in onda ieri nel corso del notiziario serale di Radio Radicale.

Rose bianche per le croci di Vukovar
di Marina Szikora
Come ogni anno, dalla fine della guerra di occupazione degli anni novanta, la Croazia commemora la caduta della citta' simbolica di questa guerra, la citta' martire, Vukovar. Una vicenda questa che e' stata tra le peggiori della guerra contro la Croazia, una vicenda e una citta' che riguardano anche l'impegno ormai storico dei radicali transnazionali di Emma Bonino e Marco Pannella per il riconoscimento delle ex repubbliche jugoslave. Ma forse come mai prima dalla fine di queste guerre, che rendono l'intera regione ancora cosi' vulnerabile, pero' desiderosa di impegnarsi a superare il male del passato e garantire la stabilita' odierna di tutta l'area, forse come mai prima, la commemorazione della caduta di Vukovar e dei massacri di Ovcara, sentono oggi di fallita giustizia internazionale. E come si suol dire in questi giorni in Croazia e non solo, le vittime di Vukovar, Ovcara, Osijek, Dubrovnik e molte altre, sono morte ancora una volta con la decisione inspiegabile del Tribunale dell'Aja che giudica i crimini commessi in ex Jugoslavia di rilasciare il criminale di guerra, l'ultranazionalista radicale serbo, Vojislav Seselj. Una decisione questa dei giudici dell'Aja, dovuta, come la si giustifica, alla salute precaria dell'imputato. Ma invece delle cure adeguate in Serbia, Seselj torna a Belgrado con il suono delle fanfare di vittoria tra i suoi numerosi seguaci. Una vittoria di Piro, l'hanno commentata alcuni, ma per la Croazia una facenda vergognosa che ha permesso ad un progetto folle di tornare in piazza e per le strade della Serbia. Il progetto della Grande Serbia, cosi' spesso invocato da Seselj, durante la guerra, ma anche nei lunghi anni della sua permanenza all'Aja, oltre 11 anni, in un processo senza fine e da lui stesso disprezzato.



Proprio per questo, alla vigilia della commemorazione odierna di Vukovar, il capo dello stato croato, Ivo Josipovic lancia un messaggio pubblico doveroso al suo popolo. Josipovic fa sapere di aver scritto al presidente del Tribunale dell'Aja, al giudice Theodor Meron come anche ai membri croati del PE. L'anniversario del 18 novembre, quando ogni anno ci ricordiamo la caduta di Vukovar, le sue vittime, le uccisioni di molti veterani e civili, nonche' le lettere menzionate, sono due sfide importanti per la nostra stabilita', sicurezza e salvaguardia della nostra posizione e stima in Europa e nel mondo, ha detto Josipovic. Vojislav Seselj, un incitatore alle guerre e persona accusata davanti al Tribunale dell'Aja per i piu' gravi crimini, e' stato rilasciato alla liberta' temporanea per motivi di salute. La decisione e' stata presa nonostante il rifiuto da parte dello stesso Seselj di accettare le condizioni per il rilascio, cioe' quelle di non influenzare i testimoni e le vittime, mettere a repentaglio la loro sicurezza e che su richiesta del tribunale sarebbe rientrato all'Aja, ha precisato il capo dello stato croato aggiungendo che la decisione del Consiglio del Tribunale di rilasciare Seselj per ragioni umanitarie, fa parte delle sue competenze nell'ambito delle quali, autonomamente, in base a delle regole precise, il tribunale prende le decisioni.

"Come presidente, sul cui territorio e verso i cui cittadini, secondo l'atto di accusa, Seselj aveva commesso crimini, e come la persona che in diverse qualifiche, da militante di organizzazioni non governative, giurista, professore di diritto e adesso politico, che aveva sostenuto il lavoro del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia, non posso non sottolineare alcuni fatti giuridici, morali e persino politici del caso Seselj", ha detto il Presidente. Per la realizzazione della giustizia e della fiducia dell'opinione pubblica, nella giustizia internazionale, soprattutto delle vittime, e' importante che ogni processo termini in tempi ragionevoli con la sentenza, di condanna o di assoluzione. Un processo troppo lungo, come nel caso di Seselj, mette a repentaglio la fiducia nella giustizia internazionale, ha detto Josipovic. Ancor peggio, come nel caso di Milosevic, se il processo dura cosi' a lungo che la morte sia piu' veloce della sentenza. Casi del genere sono la sconfitta della giustizia e del diritto internazionale che ha come conseguenza la perdita della fiducia dei cittadini nei tribunali internazionali, ha scritto il presidente Josipovic al presidente dell'ICTY rilevando che nel caso Seselj l'ingiustizia e' andata ancora piu' lontano perche' lasciato libero, Seselj organizza comizi politici e accompagnato dai media rende ridicola la giustizia internazionale e le vittime.

Il possibile rafforzamento delle attivita' politiche di Vojislav Seselj e il pericolo che la sua retorica dell'odio rivinca sostenitori, potrebbe pesantemente mettere a repentaglio la pace e stabilita' in Europa Sudorientale, avverte il capo dello stato croato nella sua lettera al presidente Meron.
In merito al grave fatto, il presidente Josipovic ha chiesto inoltre che i parlamentari europei croati, secondo le regole del PE, chiedano subito un dibattito e l'elaborazione di una dichiarazione del PE sulla salvaguardia della stabilita' in Europa Sudorienatale che non riguardera' soltanto questo caso ma anche tutti i tentativi di destabilizzazione di quest'area nel contesto del conflitto in Ucraina e quelli in Siria. In conclusione del suo messaggio pubblico al popolo croato, Josipovic ha chiamato ad essere umili davanti alle vittime di Vukovar, nonostante i disaccordi politici nazionali, si e' appellato alla piena responsabilita' politica e un comportamento maturo di tutti i partecipanti della tradizionale marcia della memoria di Vukovar. "Abbiamo investito decenni di sforzi per poter diventare membri della NATO e dell'Ue e dobbiamo essere uno Stato che stabilisce e rappresenta gli alti standard europei di un comportamento democratico".

Come ogni anno, dall'ospedale di Vukovar anche quest'anno si e' svolta la marcia di omaggio alle sue vittime brutalmente uccise e all'eroismo della citta' caduta nelle mani dell'occupatore.
La lotta per Vukovar, nella quale, secondo i dati dell'ospedale di Vukovar, fino alla caduta della citta' il 18 novembre 1991, sono stati uccisi o morti 1624 difensori e civili, feriti 1219, inizio' il 25 agosto dello stesso anno, quando l'esercito ex jugoslavo, JNA e le forze paramilitari serbe iniziarono l'attacco con i carri armati. Secondo i dati dell'ospedale, nell'agressione contro Vukovar e nell'occupazione di questa citta' furono uccisi o morirono circa 3600 difensori e civili. La citta' assediata fu difesa da circa 1800 membri dell'esercito e della polizia croati. La difesa della citta' fu sconfitta il 18 novembre 1991 quando l'esercito JNA e le unita' paramilitari serbe entrarono a Vukovar. Totalemente distrutta la citta' e mandati in fuga circa 22 mila croati e altri non serbi mentre alcune migliaia di difensori e civili finirono nei campi di concentramento. Va detto che sono ancora oltre 900 quelli che mancano all'appello e i cui famigliari non hanno una tomba su cui piangere.

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