giovedì 17 aprile 2014

MACEDONIA: LE ELEZIONI PRESIDENZIALI SI INTRECCIANO CON QUELLE PARLAMENTARI ANTICIPATE

Ivanov vince il primo turno ma è costretto al ballottaggio dalla scarsa affluenza alle urne. Dopo il boicottaggio del 13 aprile sarà cruciale l'atteggiamento della minoranza albanese il 27, quando insieme alle presidenziali si voterà per le elezioni parlamentari anticipate.

Skopje
Di Marina Szikora
Al centro delle vicende politiche nell’area balcanica, ci sono le elezioni presidenziali in Macedonia nonche’ quelle per il rinnovo del parlamento, elezioni anticipate che dovrebbero coincidere con il secondo turno delle presidenziali. Tutto questo accade in un clima che vede abbastanza disuniti sia i politici macedoni, governativi e opposizione, che quelli in rappresentanza della minoranza albanese: l’Unione democratica per l’integrazione (Dui) in quanto parte della coalizione governativa e il Partito democratico degli albanesi che resta in opposizione. Il politologo macedone Petar Arsovski in un commento per la sezione della Deutsche Welle tedesca che si occupa della Macedonia, spiega che tra i blocchi politici ci sono feroci scontri e gli avversari politici si comportano da veri nemici. Cio’ implica una mala situazione dell’ordinamento democratico del paese. Secondo il rapporto della Freedom Haus, il sistema politico in Macedonia nel 2013 e’ stato qualificato come “democrazia semiconsolidata”. Oltre alle divisioni politiche, la Deutsche Welle rileva un altro problema molto serio: poca liberta‘ dei media. Negli ultimi anni i giornalisti investigativi sono sottoposti ad intimidazioni, perfino condannati a lunghe pene carcerarie per presunte „rivelazioni di informazioni confidenziali” e per di piu’ la morte di un giornalista che aveva criticato il regime e’ rimasta senza chiarimenti. E’ stata chiusa anche la televisione A1 che si opponeva alle autorita’ come anche tre quotidiani a causa di presunte irregolarita’ finanziarie, si afferma nel commento della Deutsche Welle.

Tornando alle elezioni, sia quelle presidenziali che quelle parlamentari, in questo periodo quindi in Macedonia si conduce una doppia campagna elettorale. L’attuale premier e presidente del partito governativo Vmro-Dpmne, Nikola Gruevski rileva i successi del suo esecutivo: la disoccupazione e’ calata dal 39 al 28 per cento, vale a dire, sono stati aperti 120.000 nuovi posti di lavoro. Le sovvenzioni agricole sono di 590 milioni di euro, investimenti diretti stranieri raggiungono due miliardi di euro. “Abbiamo effettuato anche oltre di quello che avevamo promesso, a differenza di tutti i governi precedenti” sottolinea Gruevski. Dall’altra parte, l’opposizione afferma che la Macedonia continua ad essere un paese dei poveri. E dal punto di vista finanziario, la Macedonia e’ davvero messa molto male se paragonata con gli altri paesi europei. Uno stipendio medio e’ di 350 euro al mese e il piu’ grande imprenditore e’ lo stato. Molti criticano il fatto che la Macedonia ha speso diverse centinaia di milioni di euro per il contestato progetto Skopje 2014 il quale consiste nella costruzione di edifici monumentali, monumenti e statue nella capitale macedone mentre i soldi per urgenti progetti infrastrutturali non ci sono.

A livello di politica estera, tutto e’ ben chiaro. Tutte le forze politiche concordano almeno sullo stesso obiettivo: l’adesione all’Ue e l’ingresso nella Nato. Ma nonostante questa unanimita’, non si riesce a superare la fase di blocco. Come sappiamo la Grecia ostacola le integrazioni euroatlantiche della Macedonia a causa del nome. Come giustificazione indica il fatto che questa ex repubblica jugoslava potrebbe avere pretese territoriali relative alla regione greca che porta lo stesso nome. La Corte internazionale di giustizia, in questo caso pero’, si e’ espressa a favore della Macedonia. Nel suo rapporto, la Commissione europea, gia’ per cinque anni consecutivi raccomanda l’inizio di negoziati di adesione della Macedonia all’Ue ma il processo di eurointegrazioni resta ancora fermo.

Gli analisti politici non sono sorpresi del risultato del voto presidenziale di domenica scorsa, e’ quanto piu’ o meno si aspettava. Secondo loro il potere utilizza la propria ‘pole position’ perche’ l’opposizione non ha offerto un programma chiaro, queste le osservazioni del politologo Ivica Bocevski il quale aggiunge che la politica dei socialdemocratici di opposizione e’ “tossica e fa pensare agli anni novanta, ai danni della privatizzazione, all’arroganza e alla sfrenata spesa di soldi statali”. Dall’altra parte, l’ambasciatore della Macedonia presso l’OSCE, Arsim Zekoli afferma che la coalizione governativa ha utilizzato il suo potere e la macchina del partito per guadagnarsi l’attuale vantaggio. Secondo questo diplomatico si rafforza lo stile populista di governamento.

La giornalista Katerina Blaževska, sempre per la Deutsche Welle osserva che decisivo al prossimo appuntamento elettorale del 27 aprile potrebbe essere il voto degli albanesi. Vale a dire, un partner nel cosidetto ‘matrimonio calcolato’ potrebbe nuovamente essere DUI, l’Unione democratica per l’integrazione, il maggiore partito albanese nel paese. Questo nel caso se i conservatori non riusciranno ad assicurarsi la maggioranza assoluta. Dall’altra parte, DUI ha boicottato le elezioni presidenziali, pare con successo, perche’ la risposta alle urne nelle aree albanesi e’ stata molto bassa. “Gli albanesi dicono ‘si’ al consenso interetnico in Macedonia, ma al tempo stesso dicono ‘no’ al governamento unilaterale e al presidente unilaterale. Oggi la nostra idea ha trionfato” ha detto Bujar Osmani il portavoce di DUI. Per il giornalista Erol Rizaov e’ ancora poco chiaro se il boicotaggio degli albanesi alle presidenziali e’ soltanto una messa in scena precedentemente stabilita con la coalizione governativa. “Se e’ da giudicare la disciplina degli elettori di DUI, allora il lider di questo partito, Ali Ahmeti potrebbe nuovamente svolgere un ruolo importante e decidere chi sara’ il nuovo presidente ma anche chi sara’ il futuro premier della Macedonia” e’ dell’opinione Rizaov. Gli analisti ricordano le elezioni presidenziali del 2009 quando un candidato ha vinto nettamente al primo turno per poi perdere al ballottaggio. Allora sono stati decisivi proprio i voti degli albanesi.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

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