giovedì 20 marzo 2014

ELEZIONI IN SERBIA: UN LEADER, UN PARTITO

Di Marina Szikora
Domenica 16 marzo i cittadini della Serbia hanno votato alle elezioni anticipate per il rinnovo del parlamento. Alla corsa per i 250 seggi parlamentari si sono presentate 19 liste di coalizioni, partiti, movimenti e associazioni con in tutto 3020 candidati. 8262 erano le sezioni elettorali allestite in Serbia, 90 quelle in Kosovo e 35 all'estero. Le elezioni anticipate sono state indette su richiesta del Partito serbo del progresso (SNS) di Aleksandar Vučić, maggiore partito della coalizione governativa al quale gia' i sondaggi dell'opinione pubblica e le analisi degli esperti politici prospettavano una vittoria netta. C'e' da dire che la campagna elettorale e' stata segnata anche da una grande attivita' dei partecipanti alle elezioni su Internet e sulle reti sociali. In contemporanea con le elezioni parlamentari si sono svolte anche quelle per i 110 consiglieri dell'Assemblea di Belgrado la quale, secondo l'attuale legge, con una maggioranza di voti elegge il sindaco della capitale serba.

Il Partito serbo del progresso ha conquistato il 48% dei voti, una vittoria attesa e non sorprendente, anche se forse non in queste dimensioni. Si dice che dai tempi di Slobodan Milošević, queste sono state le elezioni piu' scontate. E poi, questa vittoria cosi' eclatante ha battuto anche il risultato di Milošević del 1990. Le prime parole del vincitore Vučić a seguito delle prime proiezioni sono state quelle della promessa: “Siamo pronti a porgere la mano a molti, dimostrare che vogliamo collaborare. Non cercheremo di disprezzare nessuno per questo risultato elettorale. Al contrario, vogliamo sentire le loro idee”. Vučić si e' detto certo che i cittadini dopo molti anni hanno riconosciuto una grande occasione per essere “prudenti, lavorare di piu' e comportarsi diversamente”.

Le analisi del voto in Serbia
Gli analisti politici serbi concordano che il potere assoluto significa anche responsabilita' assoluta dopo questa vittoria netta. Vučić ha annunciato che le priorita' del suo futuro governo saranno il consolidamento fiscale e le riforme strutturali, dialoghera' con tutti perche' non gli interessa la forma bensi' la sostanza”. Ha annunciato inoltre che la Serbia continuera' il cammino europeo ma collaborera' strettamente anche con tutti gli amici nel mondo: “Con russi, americani, cinesi”. Ha promesso una feroce lotta alla corruzione e come compito piu' importante quello di risolvere il problema della disoccupazione.
Il quotidiano di Belgrado ‘Blic’, all’indomani del voto ha scritto che molti sapevano che queste elezioni avrebbero portato alla ricomposizione della scena politica serba, ma quasi nessuno poteva prevedere i grandi cambiamenti. Significativo il fatto che il nuovo Parlamento sara’ il primo parlamento serbo in cui ci saranno soltanto i partiti pro europei che si impegnano per l’ingresso della Serbia nell’Ue. E’ rimasto fuori perfino il Partito democratico della Serbia di Vojislav Koštunica, ma si tratta anche di una grave sconfitta del Partito liberaldemocratico di Čedomir Jovanović. Secondo i commenti, non e’ forse cosi’ sorprendente il 3,1 percento dei liberaldemocratici a livello parlamentare, ma la totale sconfitta a Belgrado e’ un colpo durissimo. Tutti si chiedono cosa fara’ adesso il leader liberaldemocratico Čedo Jovanović?

La sconfitta dei liberaldemocratici e degli europeisti
E Čedomir Jovanović risponde con una lettera aperta ai membri del suo partito. “La Serbia non avanzera’ ne’ con i progressisti ne’ avra’ la democrazia come nemmeno l’opposizione con gli altri partiti entrati in parlamento. L’ottanta per cento dei seggi parlamentari occupano i partiti responsabili per la politica degli anni novanta, meno di 40 deputati sono dai partiti durante il cui potere la Serbia ha perso sia l’economia che il 5 ottobre. Con un tale parlamento, il nostro paese non ha di che cosa sperare fino alle prossime elezioni” si legge nella lettera di Čedo Jovanović. “LDP gia’ da oggi ha la responsabilita’ di lottare con maggiore forza per i suoi valori e convinzioni…. La Serbia ha detto oggi che i tempi non sono per noi: e quando la Serbia dira’ e’ arrivato il momento, sara’ molto peggio rispetto ai tempi odierni”, ha concluso il leader liberaldemocratico promettendo di non cedere e se necessario riprendere il lavoro dall’inizio.
Anche se il premier uscente, Ivica Dačić con il suo Partito socialista serbo, dal terzo posto alle elezioni precedenti, questa volta ha ottenuto la seconda posizione, secondo ‘Blic’ si tratta solo di “una vittoria di Piro” che ha visto poca festa tra i socialisti. Con il trionfo assoluto del SNS e il 14 per cento dei socialisti, il peso del potere e’ cambiato drasticamente a danno dei socialisti, osserva il quotidiano di Belgrado ‘Blic’.
Superando la soglia elettorale, i due partiti democratici, il DS di Dragan Đilas e il neo Nuovo partito democratico dell’ex presidente Boris Tadić possono almeno consolarsi che non hanno avuto il destino di Koštunica, Čedo Jovanović o Mlađan Dinkić. Anche se il suo neo partito e’ entrato in parlamento, Boris Tadić ha detto di non essere soddisfatto con l’esito elettorale anche se il Nuovo partito democratico e’ stato formato soltanto tre settimane prima dell’indizione delle elezioni. “Il risultato e’ buono nelle date circostanze quando non sono entrati in parlamento i partiti che esistono da un quarto del secolo” ha detto Tadić dicendosi pronto ad assumere la responsabilita’ per quello che il partito non e’ riuscito a raggiungere. L’ex presidente della Serbia ha osservato pero’ che non hanno avuto ne’ l’infrastruttura ne’ i mezzi finanziari come nemmeno una campagna elettorale intensa. Si e’ congratulato con i vincitori e ha rilevato che non vi e’ nessun accordo segreto con il Partito serbo del progresso.

I commenti all'estero
Sotto il titolo “La Serbia torna ad essere governata da un leader e da un partito” il sito della radiotelevisione croata informa dei risultati elettorali in Serbia e rileva che queste elezioni hanno dimostrato una totale divisione dell’opposizione nonche’ dell’opzione civica come anche la sconfitta dell’ex DOS e il collasso delle opzioni antieuropee e ultranazionaliste radicali. Sospensione della democrazia e la piu’ grande vittoria degli ultimi 24 anni in Serbia, cosi’ il notiziario serale della HTV croata all’indomani delle elezioni in Serbia. In piu’ la prima intervista al grande vincitore Aleksandar Vučić e chiaramente in primo piano la domanda sulle future relazioni tra Serbia e Croazia. “Non dobbiamo amarci, ma dobbiamo rispettarci. Quelli che non lo capiscono non sono maturi ne’ responsabili per alte posizioni in Serbia” ha detto Vučić nell’intervista. Ha aggiunto che a causa dell’accusa e controaccusa per genocidio davanti all’ICJ ci sono grandi tensioni, ma si e’ detto credulo che una soluzione sara’ trovata perche’ “entrambi i paesi adesso hanno dei problemi piu’grandi, in primo logo quelli economici. Vučić ha detto che in prospettiva saranno “aperte cose economiche importanti”. I vertici croati sono comunque riservati nei commenti e felicitazioni. La ministro degli esteri e affari europei, nonche’ primo vicepresidente del governo croato, Vesna Pusić ha ripetuto che i politici della Croazia e Serbia devono risolvere i problemi oderni e quelli del future e non possono essere ostaggi di questioni del passato. Con la Serbia abbiamo relazioni normali, di vicinato con tutti i problemi del passato che stiamo risolvendo e risolveremo presso le istituzioni competenti, ha detto la ministro Pusić.
E da Vienna, da un incontro trilaterale informale tra i tre presidenti, austriaco Heinz Fisher, croato Ivo Josipović e sloveno Borut Pahor una valutazione positiva per quanto riguarda l’esito elettorale in Serbia perche’, secondo i tre presidenti esso dimostra che i serbi non sono contrari al dialogo tra Belgrado e Priština. Secondo Pahor si e’ trattato addirittura di un “referendum sulle relazioni con Priština”. Per il presidente croato Josipović il risultato delle elezioni e’ un messaggio che la Serbia e’ pronta a proseguire il dialogo con il Kosovo e restare sul cammino europeo.
Secondo Euronews potrebbe essere proprio Aleksandar Vučić quello che introdurra' la Serbia nell'Ue il che e' inaspettato per questo ex ultranazionalista, ministro durante l'epoca di Milošević e per anni avversario dell'Ue. 'Le Figaro' francese riporta le opinioni degli analisti politici di Belgrado che adossano la colpa per la transizione fallita al Partito Democratico durante la quale la Serbia e' precipitata nella crisi e corruzione. Riportano anche le parole dell'analista Dejan Stanković secondo il quale vi e' anche „il pericolo di una putinizzazione della Serbia“. Secondo questo analista serbo, Vučić e' pero' l'ultima speranza e se fallisce non si sa che cosa accadra'.

E ora, governo “monocolore” o di coalizione?
Per adesso non e’ ancora chiaro con chi Vučić entrera’ in coalizione per avere gli oltre due terzi di seggi, il numero necessario per modificare la Costituzione e il paragrafo in cui si dice che il Kosovo e’ parte costituente della Serbia, scrivono i media tedeschi e ricordano che ci sono molti politici europei che chiedono il cambiamento di questo paragrafo della costituzione e pieno riconoscimento dello stato Kosovo in quanto condizione per l’integrazione della Serbia nell’Ue. In piu’ ‘Frankfurter Allgemeine Zeitung’ scrive che SNS deve adesso dimostrare se veramente puo’ risolere i problemi, in primo luogo quelli economici. Alcuni analisti si aspettano che il partito governativo gia’ l’anno prossimo dovra’ proclamare la “bancarotta” perche’ non ci sono gli esperti per le indispensabili riforme sostanziali.
Interessante il commento di Dragoslav Dedović, redattore della Deutsche Welle in lingua serba. Dedović ritiene che “adesso si vedra‘ se Vučić si impegna per una democrazia terrestre oppure per ambizioni immortali”. E osserva che “il trionfatore Aleksandar Vučić ha paragonato la sua vittoria con quella di Slobodan Milošević del 1990. Un paragone un po’ strano per un “grande Europeo”, scrive Dedović e aggiunge che l’elite politiche in Serbia hanno spesso ingannato i loro elettori. Quelle di Milošević hanno portato alla guerra, quelle dopo di lui invece alla transizione che ha avuto dimensioni da cleptomani. Adesso tutte le speranze sono concentrate sui nazionalisti riformatori che all’ordine del giorno non hanno la grande Serbia bensi’ la grande Europa, afferma questo giornalista e si chiede se il risultato e’ tale perche’ la Serbia manca di una vera offerta politica? Oppure i risultati delle elezioni sono la giusta misura per la Serbia, per i paesi vicini e per l’Europa? Quali che siano le ragioni, con le elezioni Vučić ha trasformato la dominazione informale in maggioranza assoluta. Con questo e’ stato adempiuto il senso delle elezioni anticipate, organizzate perche’ lui possa essere alla guida del governo, conclude Dedović.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale

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