giovedì 21 novembre 2013

VUKOVAR: LA GIORNATA DELLA MEMORIA CELEBRATA ALL'INSEGNA DELLE DIVISIONI

Di Marina Szikora
Domenica e lunedi’ la Croazia ha ricordato la tragica caduta di Vukovar avvenuta 22 anni fa. Vukovar la citta’ martire e simbolo della guerra di aggressione contro la Croazia, quest’anno ha accolto circa 100.000 persone nella ormai tradizionale marcia di ricordo per le strade della città, a partire da tutti i vertici dello Stato fino a cittadini semplici. Quest’anno però purtroppo, tutto si è svolto nell’ombra delle vicende legate all’introduzione delle scritte bilingue, croate e serbe a Vukovar, alla distruzione delle scritte in cirillico e allo scontro settimana scorsa tra due veterani di guerra e un poliziotto finito con gravi ferite di uno degli ex combattenti. Un’immagine per nulla all’altezza della dignità di quelli che hanno sacrificato la loro vita per una Croazia libera ed indipendente, poiché Vukovar lunedì è stata più che mai divisa, in due cortei, tra quelli che fortemente si oppongono alla politica dell’attuale potere, vale a dire all’uso del cirillico a Vukovar, e le massime cariche dello Stato dall’altra parte che ad un certo punto hanno dovuto rinunciare alla marcia verso il cimitero memoriale, bloccati dal corteo delle associazioni dei veterani della guerra e dei gruppi nazionalisti.

Il presidente croato Ivo Josipović che insieme al premier Zoran Milanović e al presidente del Parlamento Josip Leko ha deciso di non proseguire la marcia e di porre invece individualmente le corone e le candele al cimitero di Ovčara, ha dichiarato che questo è un atto di ostruzionismo e una dimostrazione che a coloro che l’hanno organizzato non sta a cuore né Vukovar né la pietà, la pietà però esiste nei cuori dei rappresentanti dello Stato e nessuno la può distruggere, ha rilevato Josipović. “Tutti che si sono trovati qui hanno sentito la tristezza. Si tratta di un’azione che ha trasformato Vukovar in qualcosa che non doveva succedere”, ha detto il capo dello Stato croato e ha aggiunto che per la politica quotidiana ci sono meccanismi e quelli che hanno organizzato questo tipo di protesta hanno l’occasione di agire alle elezioni invece di utilizzare situazioni del genere.
“Vukovar è il simbolo della riconciliazione del popolo croato e della società. Lo è stato e tale rimarrà”, ha detto il presidente del Parlamento, Josip Leko

In concomitanza con l’anniversario della caduta di Vukovar, l’associazione dei veterani di Vukovar ha iniziato una raccolta di firme per l’indizione del referendum con il quale si vuole regolamentare la possibilità di introduzione del bilinguismo in tutta la Croazia. Con la domanda referendaria si vuole modificare l’articolo della legge costituzionale sui diritti delle minoranze in modo tale da introdurre la lingua di una singola minoranza nel caso quando questa popolazione rappresenti almeno la metà della popolazione locale. Va detto che il governo croato ha introdotto il bilinguismo, quindi l'alfabeto latino usato in croato e il cirillico usato in serbo, per adeguarsi a una legge che ne prevede l’utilizzo laddove una minoranza rappresenti un terzo della popolazione, come appunto per Vukovar. Ma i veterani considerano la segnaletica in cirillico come un insulto alle vittime di guerra croate e chiedono che Vukovar sia esentata dalla legge e proclamata luogo di particolare pietà. Così per la prima volta, quest’anno, Vukovar nel momento del tragico ricordo è stata divisa in due.

I due cortei sono una vergogna per la società e lo stato croato, ritengono diversi analisti i quali si sono detti molto dispiaciuti che tali divisioni siano avvenute proprio nella giornata del ricordo delle vittime di Vukovar. Così il noto politologo croato Anđelko Milardović si chiede chi strumentalizza e chi conduce tali divisioni. Secondo la sua opinione bisogna urgentemente porre fine a tutti i radicalismi della società, quelli dell’opposizione, sia parlamentare che extra parlamentare. Anche lo storico Davor Pauković afferma che la giornata di memoria delle vittime di Vukovar è solo la continuazione di quello che accade in questa città negli ultimi mesi e ritiene che questo fatto sia una conseguenza dell’insuccesso della politica di coabitazione a Vukovar.

Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 21 novembre a Radio Radicale


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