giovedì 4 luglio 2013

UN PASSO STORICO PER LA SERBIA: L'UE DICE SI' AL NEGOZIATO DI ADESIONE

Di Marina Szikora [*]
La decisione del Consiglio europeo di dare via libera al negoziato di adesione con la Serbia ha fatto tirare un sospiro di sollievo, almeno temporaneo, ai vertici di Belgrado. Per il premier serbo Ivica Daćić il 28 giugno 2013 rappresenta una svolta della storia moderna serba. Dačić ha sottolineato che con la decisione di aprire i negoziati sull'adesione della Serbia all'Ue è stato pagato il biglietto dell'andata verso il treno di gennaio che porta all'Ue, rigettando al tempo stesso ogni accusa di aver tradito il Kosovo. Con toni meno euforici si è espresso però il vicepremier Aleksandar Vučić, per il quale non ci sono ragioni per grandi festeggiamenti, ma bisogna essere soddisfatti. Il lavoro non è piccolo e non basterà se non saranno attuate le riforme e la modernizzazione per garantire una vita migliore ai cittadini. Vučić ha sottolineato che l'avvio dei negoziati di gennaio è un esame diplomatico del governo serbo. Ha ammesso che questo è meno di quanto atteso ed annunciato, ma è di più rispetto a quello che tutti i governi precedenti avevano fatto negli ultimi 25 anni. Vučić ha valutato che la decisione dell'Ue è "un dosaggio farmaceutico" ed è conseguenza di esperienze negative dell'Europa con i Paesi che hanno aderito senza aver terminato le riforme interne.

A seguito dell'ingresso della Croazia nell'Ue, il commissario all'allargamento dell'Ue, Stefan Fuele ha voluto mandare un messaggio chiaro ai paesi balcanici. In un video messaggio Fuele ha rilevato che l'adesione della Croazia è una nuova prova del potere trasformativo della politica di allargamento. E' un messaggio chiaro che tutti i Paesi della regione hanno una prospettiva europea a condizione di effettuare le riforme relative allo stato di diritto, ai principi democratici e alla protezione dei diritti umani, ha detto Fuele aggiungendo che non ci sono scorciatoie né formule magiche. "Da oggi, siete tutti un passo più vicini all'Ue e noi siamo qui ad appoggiarvi", ha concluso Feule il suo intervento. Lunedì 1 luglio, proveniente da Zagabria, il presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, si è recato a Belgrado portando il messaggio che la Serbia ha pieno appoggio sul suo cammino verso l'Ue, ma deve continuare con gli sforzi per la normalizzazione delle relazioni con Priština. Van Rompuy ha incoraggiato i vertici serbi a continuare le riforme soprattutto nel campo dello stato di diritto e della lotta alla corruzione. Il ritmo dell'avanzamento dipende dagli sforzi nell'attuazione dell'accordo di Bruxelles e delle riforme, ha detto il presidente del Consiglio europeo, annunciando che il prossimo passo del processo di adesione sarà la conferenza intergovernativa che si svolgerà al più tardi a gennaio.

Secondo il premier serbo pero' e' estremamente importante che i negoziati inizino subito, sia a livello tecnico che quello politico: "E' nostra ambizione di farlo velocemente, in modo efficace e adeguato e che la Serbia non sia premiata con l'adesione all'Ue bensì ottenga l'accesso perché ne ha diritto grazie alle riforme interne", ha detto Dačić. Il premier serbo ha ribadito che la decisione di aprire i negoziati di adesione rappresenta un evento storico perché non ci sono condizioni aggiuntive e nuove prove da superare. Dačić ha precisato che le conclusioni del Consiglio europeo sono state migliorate a favore della Serbia perché non viene menzionato il termine di dicembre e una nuova riunione del Consiglio europeo, il che significa che il negoziato per la Serbia potrà essere aperto anche prima di gennaio.

[*] Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a SudEst andata in onda giovedì 4 luglio a Radio Radicale


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