giovedì 6 giugno 2013

CRIMINI DI GUERRA: POLEMICHE PER LE ULTIME SENTENZE DEL TRIBUNALE INTERNAZIONALE

Foto: bljesak.info
In coincidenza con il ventennale dell'istituzione del Tribunale internazionale che giudica i crimini in ex Jugoslavia, due diverse setenze di primo grado, quella che ha assolto gli ex capi dei servizi segreti di Milosevic e quella che ha condannato i vertici dell'autoproclamata Repubblica croata dell'Herceg-Bosna, hanno suscitato reazioni di segno opposto e polemiche sull'operato del tribunale quando mancano meno di due anni dal suo scioglimento. Qui di seguito la corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale.

Giovedi' scorso il Tribunale dell'Aja con una sentenza di primo grado ha assolto da tutti i capi di imputazione l'ex capo dei servizi segreti serbi Jovica Stanišić e l'ex comandante dell'Unita' per le operazioni speciali Franko Simatović, accuasti di crimini di guerra in Croazia e Bosnia Erzegovina. Il tribunale ha deciso la loro immediata liberazione dal carcere di Scheveningen. Va precisato che la procura dell'Aja aveva chiesto per Stanišić e Simatović l'ergastolo, ma i giudici, con un voto a maggioranza, hanno stabilito che i due rappresentanti serbi non erano intenzionati a contribuire alla presunta impresa criminale congiunta il cui obiettivo era stata l'eliminazione dei nonserbi in Croazia e Bosnia tra il 1991 e il 1995. Secondo l'atto di accusa ai due rappresentanti serbi si imputava di aver aiutato l'apertura di un centro per l'addestramento delle unita' paramilitari vicino alla citta' di Knin, all'epoca roccaforte dei serbi ribelli in Croazia, e poi di altri centri di addestramento in Croazia e in Bosnia Erzegovina. Si e' trattato di finanziamenti, educazione, appoggio logistico e altri tipi di sostegno alle forze serbe coinvolte nei crimini compiuti in Croazia e in Bosnia. Tutte le agenzie di stampa internazionale ne hanno dato notizia sottolineando che si tratta dell'ultima di una serie di sentenze di assoluzione pronunciate dal Tribunale internazionale che suscitano reazioni contrastanti tra i popoli in Europa sudorientale.

Secondo la Reuters, questa assoluzione significa che nessuno dei vertici dell'epoca di Belgrado è stato condannato per i crimini commessi durante la guerra in Bosnia nella quale, nei tre anni della sua durata, sono state uccise oltre 100.000 persone. Le sentenze da una parte hanno suscitato soddisfazione a Belgrado: il premier serbo Ivica Dačiš ha sottolineato "la grande importanza di questo verdetto per la Serbia", dall'altra parte vi e' molta incredulita' in Bosnia. La presidente dell'associazione delle madri di Srebrenica e Žepa, Munira Subašić, ha detto che si tratta di "una sentenza politica" inaccettabile. Secondo la BBC queste sentenze forse contribuiranno a ristabilire la fiducia dei serbi nella neutralita' del Tribunale che molti in Serbia ritengono operare soltanto a danno dei serbi.

Su queste sentenze si e' espressa anche l'ex portavoce della procura dell'Aja, Florence Hartmann, secondo la quale l'assoluzione di Stanišić e Simatović è un altro colpo all'attendibilita' del Tribunale internazionale nella fase conclusiva del suo lavoro. "Il tribunale dell'Aja ha confermato di voler abolire dalla giustizia penale internazionale la responsabilita' di comando, nonche' il concetto di collaborazione dei vertici militari e civili nel caso di violenze sistematiche. Con questo vengono premiati i cervelli del sistema che con una truffa sono riusciti a pianificare ed organizzare violenze di massa", ha detto l'ex portavoce dell'ex procuratore generale Carla del Ponte. Restano soltanto “un sentimento di delusione" e un "amaro sentimento di inganno perche' non c'e' ne' verita' ne' giustizia", ha detto Hartmann. C'e' da aggiungere che a fine maggio, in una intervista rilasciata all'agenzia di stampa serba Tanjug, l'ex portavoce della procura dell'Aja aveva giudicato le sentenze di assoluzione nei processi ad Ante Gotovina e Momčilo Perišić come mosse politiche affermando che il Tpi ha rinunciato al suo compito operando al fine di "creare un patrimonio giuridico che conviene alle grandi potenze perche' loro stesse hanno simili situazioni in operazioni ed interventi in giro per il mondo".


Queste ultime sentenze di assoluzione sono state precedute dal verdetto, anche in questo caso in primo grado, che condanna invece a lunghe pene detentive gli ex vertici dell'autoproclamata repubblica croata dell'Herceg-Bosna: in tutto 111 anni di carcere per crimini contro gli abitanti musulmani. Le sentenze arrivano nove anni dopo che i sei leader croato-bosniaci si consegnarono volontariamente al Tribunale internazionale dell'Aja. Secondo l'accusa esisteva una impresa criminale congiunta il cui obiettivo era quello di stabilire un'entita' croata e riunirla al resto del popolo croato. I sei condannati sono Jadranko Prlić, ex premier della Herzeg Bosna, l'ex generale Slobodan Praljak, l'ex ministro della difesa Bruno Stojić, l'ex generale Milivoj Petković, l'ex comandante della polizia militare HVO, Valentin Ćorić, e l'ex capo dell'ufficio per lo scambio di prigionieri, Berislav Pušić, condannati a pene carcerarie che vanno da 25 a 10 anni. Si tratta quindi di sei leader croati, tra politici e militari, accusati di aver perseguitato, espulso o assassinato membri della comunita' musulmana bosniaca in base a un piano mirante a fare della Bosnia una parte dello Stato croato. Un piano studiato a tavolino, secondo la sentenza del Tribunale, a capo del quale c'era l'allora presidente croato Franjo Tuđman, intenzionato a fare della Bosnia un mini-Stato croato. Secondo Michael Karnavas, l'avvocato di Jadranko Prlić, la sentenza e' scioccante e rappresenta un atto di accusa contro la Croazia. Adesso si spera nel processo di appello in cui si fara' tutto quanto possibile per rovesciare il verdetto di primo grado.

In Bosnia Erzegovina le sentenze hanno suscitato, com'è ovvio, reazioni diverse a seconda della provenienza dalla comunità bosgnacca o da quella croata. "La Croazia ha fatto degli errori, ma ha anche aiutato molto la BiH", ha commentato la sentenza il premier croato Zoran Milanović, il quale ritiene che la qualifica dell'impresa criminale congiunta al fine di annettere la Herceg-Bosna alla Croazia non corrisponde alla realta'. Milanović ha sottolineato di non potere parlare delle responsabilità individuali degli imputati, ricordando che la stessa difesa aveva ammesso che crimini sono stati commessi. Il presidente croato Ivo Josipović non ha voluto commentare il verdetto poiche' si tratta della sentenza di primo grado, ma ha rilevato che la Croazia e la Bosnia Erzegovina devono guardare al futuro e continuare la collaborazione di buon vicinato: "Quando ascolto una tale sentenza, la prima cosa che mi viene in mente sono le vittime. Il mio ricordo, il mio cordoglio vanno alle vittime e alle loro famiglie come in altri casi di terribili crimini commessi in ex Jugoslavia", ha detto Josipović.

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