lunedì 25 febbraio 2013

LA BULGARIA IN CRISI SEMPRE PIU' VICINA ALLE ELEZIONI ANTICIPATE

Foto Petar Petrov/AP
La Bulgaria è in piena crisi politica e sociale, con le piazze piene di cittadini arrabbiati e il governo di centrodestra di Boiko Borisov che ha finito anzitempo il suo mandato rassegnando le dimissioni la scorsa settimana. Venerdì il presidente della repubblica, Rosen Plevneliev, come stabilito dalla Costituzione, ha consultato tutti i partiti rappresentati in Parlamento per costituire un governo incaricato della normale amministrazione. Solo il movimento di estrema destra Ataka ha boicottato l'incontro con il capo dello Stato. La Costituzione obbliga il presidente a dare prima il mandato al partito di maggioranza e, se questo rifiuta, al secondo partito. Nel caso di ulteriore rifiuto, il presidente deve nominare un governo tecnico, che non può durare più di due mesi, e fissare la data delle elezioni anticipate. Il Gerb ha rifiutato di formare un governo e Borisov ha invitato i due principali partiti dell'opposizione, il Partito socialista e il Movimento turco per i diritti e la libertà, a formare loro il governo.

Anche la Bulgaria risente della crisi economica globale, con una crescita rallentata, stipendi e pensioni basse, disoccupazione e nessuna soluzione concreta al problema della diffusissima corruzione. Per questo le proteste di piazza, iniziate per manifestare contro l'aumento della bolletta elettrica, si sono quasi subito allargate alla politica economica del governo. Ieri per le strade di Sofia, oltre 100mila persone hanno dato vita a una nuova massiccia manifestazione. Lo stesso Plevneliev è sceso in piazza per parlare ai dimostranti, ma le urla e la tensione che si è creata nella folla lo hanno consigliato di non tentare oltre. Alcuni osservatori fanno notare che per ora le varie anime dell'indignazione popolare non sono però riuscite a trovare elementi comuni capaci di dare unità al movimento di protesta.

Una situazione, dunque, niente affatto semplice che non promette di chiarirsi nemmeno andando alle elezioni anticipate che sembra ormai dovrebbero tenersi ad aprile. Il Paese rischia quindi di avvicinarsi a questa scadenza senza una prospettiva chiara e credibile per superare la crisi e mettere mano ai problemi che l'ex premier Borisov si è dimostrato incapace di risolvere nonostante le tante promesse che lo avevano fatto eleggere quasi “a furor di popolo”. Oggi di quel furore, di segno opposto, è diventato lui stesso un bersaglio.


Nessun commento:

Posta un commento