martedì 13 novembre 2012

SOUTH STREAM: LA PRIMA PIETRA IN SERBIA IL PROSSIMO DICEMBRE

Il megaprogetto porterà il gas russo all'Europa occidentale attraverso il Mar Nero e i Balcani occidentali. Restano fuori Grecia e Croazia. Josipovic: "Dove abbiamo sbagliato?".

Gazprom ha firmato con la Slovenia il contratto per la costruzione della sezione slovena del gasdotto SouthStream. Nelle scorse settimane, il colosso energetico russo Gazprom aveva firmato contratti simili con l'Ungheria e la Serbia. Proprio la Serbia sarà il primo, tra i paesi coinvolti nel progetto, ad avviare, già a dicembre prossimo, i lavori di costruzione del proprio tratto di gasdotto lungo circa 470 chilometri, mentre in Ungheria il governo ha attribuito all'opera lo status di progetto di importanza nazionale. In Bulgaria, invece, il governo, riluttante a rischiare grandi investimenti, ha autorizzato l'azienda energetica statale Beh Ead ad adottare la decisione finale per l'investimento per la costruzione del suo tratto di South Stream, ma con la condizione che Bulgaria e Russia sottoscrivano un nuovo contratto per la fornitura di gas naturale a partire dal 2013. Se Beh Ead non sarà in grado di finanziare interamente la sua partecipazione al progetto, il suo omologo russo Oao Gazprom dovrà fornire il denaro necessario, senza modificare la quota azionaria di Beh Ead.

Fuori da South Stream resta invece la Croazia: il gasdotto non avrà la diramazione verso il Mar adriatico, a ovest, lungo il territorio croato, ma dalla Serbia proseguirà direttamente verso l'Ungheria. “Dispiacere” per la decisione di Gazprom è stato espresso dal presidente croato Ivo Josipovic secondo il quale occorre chiedersi cosa è stato sbagliato: “Negli anni recenti abbiamo avuto diverse volte una posizione sbagliata e debole nei confronti degli investitori russi e questo è certamente il prezzo che ci ritroviamo a pagare”, ha detto Josipovic. Anche la Grecia resterà tagliata fuori: dal ramo bulgaro, infatti, non si diramerà più la tratta che avrebbe dovuto attraversare il territorio greco e il mar Adriatico per approdare in Puglia. Il capo del progetto per Gazprom, Leonid Chugunov, ha spiegato che la decisione di cancellare quel tratto è stata presa, con il pieno accordo di Eni, per ragioni di sostenibilità economica. Il problema non sono solo i consumi, in costante flessione in Italia, ma anche i progetti alternativi in corso di realizzazione, come il TransAdriatic Pipeline (Tap), il gasdotto transadriatico che porterà il gas proveniente dalla regione del mar Caspiola alle coste meridionali dell’Italia passando attraverso la Grecia, l’Albania e il mar Adriatico.

Il South Stream, dunque, procede e la posa della prima pietra è prevista il prossimo 7 dicembre in Serbia. Frutto di una joint venture tra Gazprom (50%) e l'italiana Eni (20%), successivamente allargata alla partecipazione della francese Edf (15%) e della tedesca Wintershall (15%), la nuova pipeline, secondo i piani, dovrebbe entrare in funzione nel 2015 per trasferire il gas russo in Europa occidentale attraverso il Mar Nero e i Balcani occidentali. Lungo circa 3.600 km e con una capacità prevista di 63 miliardi di metri cubi di gas l'anno, costerà complessivamente circa 24 miliardi di euro. Il tracciato partirà da Anapa, sulla costa russa del Mar Nero, e arriverà in Austria e Italia, a Tarvisio, aggirando l'Ucraina, in passato protagonista di un braccio di ferro con la Russia che mise in crisi le forniture di gas di Gazprom ai Paesi dell'Europa occidentale. Nonostante abbia rivisto i piani, il colosso russo continua quindi a puntare sul South Stream e respinge gli scetticismi sull'utilità di un progetto di queste dimensioni e di notevole complessità costuttiva, in particolare nel tratto che passerà sotto al Mar Nero.

A Gazprom sono certi che, nonostante l'attuale fase di contrazione dei consumi dovuti alla crisi economica, la domanda da parte dell'Europa salirà sensibilmente nei prossimi anni anche a causa dello stop al nucleare deciso da molti Paesi dopo il disastro di Fukushima. Secondo le stime diffuse dalla stessa Gazprom nel 2035 l'Europa dipenderà per l'85% del proprio fabbisogno di gas dall'estero e dato che la Russia possiede un quarto del totale mondiale dei giacimenti di gas naturale e ha, attualmente, una capacità di estrazione giornaliera di oltre 10 milioni di barili di petrolio, seconda soltanto all'Arabia Saudita, si capisce il peso strategico che avrà sempre di più in futuro il controllo delle fonti energetiche. Per questo Mosca punta a consolidare ed espandere la posizioni predominanti che già oggi può vantare, attraverso i progetti che vedono al centro colossi come Gazprom, Rosneft, GazEnergoStroi.


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