martedì 14 febbraio 2012

LE LACRIME E IL SANGUE DEI GRECI

Domenica sera il parlamento greco ha approvato il nuovo piano "lacrime e sangue" imposto dalla "troika" Fmi-Ue-Bce per evitare il default. Mentre il parlamento discuteva, fuori, in piazza Syntagma e nelle strade di Atene decine di migliaia di persone esprimevano la loro rabbia, gruppi di giovani si scontravano con la polizia e si verificavano gravi violenze. Il giorno dopo quali sono i sentimenti dei greci, qual è la situazione reale della gente, quali sono le prospettive politiche in vista delle elezioni che dovrebbero tenersi ad aprile?
Ne ho parlato con Pavlos Nerantzis, giornalista, direttore del terzo canale della Radio nazionale greca, in un'intervista per Radio Radicale che potete ascoltare direttamente qui




Di Pavlos riporto anche l'articolo pubblicato sabato scorso, 11 febbraio, sul sito di Lettera22 con cui collabora da un paio di anni.


ATENE, LACRIME E SANGUE SOTTO LA NEVE
La recessione si fa sempre più profonda. Ospedali senza medicinali, alunni mal nutriti che svengono, aumento dei suicidi.

Pavlos Nerantzis - Lettera 22, sabato 11 febbraio 2012

Atene - Nella centralissima piazza Syntagma, a pochi passi dal parlamento, teatro di centinaia di manifestazioni di protesta e di scontri duri con la polizia negli ultimi due anni, a causa della crisi economica e delle misure imposte dalla Troika (Fmi, Ue, Bce), tutto sembra normale in questi giorni. Le temperature sotto zero e la neve a cui gli ateniesi non sono abituati, li ha “obbligati” a muoversi poco. Ma questa è soltanto l’ apparenza. Dietro le quinte, i Greci stanno vivendo una tragedia.

«Ftanei. Den paei allo», «Basta. Non si può andare avanti cosi», è la frase che si sente ovunque: «Saremmo disposti a fare dei sacrifici se prima l’avessero fatto i parlamentari, se fossero stati processati i responsabili degli scandali e della corruzione, se il governo avesse preso delle misure contro gli evasori fiscali e coloro che hanno esportato grandi capitali all’estero», è la litania dei cittadini comuni.

Il programma “lacrime e sangue”, ha provocato la recessione, una profonda crisi politico-istituzionale, mentre il debito pubblico e il deficit restano altissimi. «Perché non avete promosso le riforme», sostengono i creditori. «Perché i tagli servono per salvaguardare i vostri interessi, dei mercati e delle banche», sottolineano le sinistre e i sindacati in continua mobilitazione.

«Come vanno gli affari?», chiediamo ai negozianti. «Vedi qualcuno? Nonostante gli sconti, la gente non compra nulla. Soldi non ci sono nemmeno per comprare cose di prima necessità» dice Michele, che ha già venduto la sua macchina per pagare il mutuo di casa. La banca telefona ogni due giorni per ricordargli che è in ritardo sulle rate. Succede a migliaia di altre famiglie, 400 mila secondo le statistiche, che vivono con l’ incubo di essere sfrattate.

Lunghe file di persone, invece, al Deh, l’Azienda Pubblica di energia elettrica, anch’essa, come tanti altri enti pubblici, già in via di privatizzazione a grandi monopoli stranieri. Il governo socialista ha imposto una nuova sovra-tassa per gli immobili, costringendo tutti i proprietari a pagarla con la bolletta della luce. «Altrimenti ci tagliano la corrente. E’ un ricatto», dice Eirene, una signora anziana. «Ho appena venduto tutti i miei gioelli. Mi hanno dato 400 euro. Non so se devo usarli per il cibo per i miei nipoti oppure per questa sovra-tassa», aggiunge Yannis, un pensionato. Più drammatiche le parole di Eleutherios, un altro pensionato: «Ho finito tutti i miei risparmi. Ho 68 anni. Ho lavorato come un mulo tutta la vita, ma non ho più nulla. Mi hanno tagliato la pensione di 350 euro. Mi sento solo. Cosa faccio? Devo chiedere l’elemosina? Oppure mi impicco? Dimmi tu». «Siamo già morti. Non abbiamo più denaro per vivere», aggiunge con rabbia e amarezza Dimitris, un giovane imprenditore.

Ospedali senza farmaci, mezzi di trasporto pubblici e auto della polizia senza carburante, famiglie con due stipendi da mille euro che non riescono a pagare le sovratasse imposte dal governo senza preavviso, scuole senza libri, alunni che svengono durante le lezioni. In certi quartieri poveri della capitale, gli abitanti dicono di non aver soldi per mantenere i figli. In altri centri urbani le amministrazioni locali hanno smesso di fornire cibo agli asili nido comunali. Il comune di Atene ha già registrato 200 casi di neonati malnutriti, perché i loro genitori sono disoccupati, mentre un numero crescente di scuole elementari si rivolge alle mense della chiesa per nutrire per gli alunni. Ovunque ci sono persone comuni che frugano tra i rifiuti.

Più colpiti sono i giovani fino ai 34 anni: uno su due è senza lavoro. É aumentato anche del 22% il numero dei suicidi. Da Atene, Salonicco, Creta, da tutto il territorio arrivano sempre più spesso notizie di persone che hanno preferito uccidersi. «Certo questo aumento dei suicidi è legato alla crisi» nota la psicologa Eleni Bekiari, responsabile di un centro che cerca di aiutare le persone socialmente isolate. Per aggiungere che «indubbiamente il numero dei tentativi è molto più alto, visto che molti casi non arrivano agli ospedali e quindi non vengono registrati».

La depressione sociale non viene provocata soltanto dai tagli continui agli stipendi e alle pensioni, bensì dal fatto che la maggioranza non vede una via d’uscita da questo tunnel nel quale è entrato il paese a causa del programma lacrime e sangue. Né il governo precedente, né l’attuale, tanto meno la troika sembrano preoccupati della vita dei cittadini. Tutti parlano della salvezza del paese, ma nessuno pensa ai suoi abitanti.

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