giovedì 30 giugno 2011

SLOVENIA: RISCHI DI CRISI POLITICA?

Di Marina Szikora [*] Insieme alla Croazia, i vent'anni dell'indipendenza con la stessa data ha festeggiato anche la vicina Slovenia, l'unico paese dell'ex Jugoslavia riuscito ad aderire all'Ue con l'ultima grande ondata di adesione. Anche Ljubljana, esattmente 20 anni fa decise di abbandonare l'ex Jugoslavia e di proclamare la propria indipendenza. Da allora molte cose sono cambiate in Slovenia. Come analizzano i media croati in questi giorni, la storia dell'indipendenza e dello sviluppo sloveno e' stata una storia di successo. Dalla Jugoslavia la Slovenia e' uscita con soltanto minori ferite. A ricordare che il conflitto armato, molto minore rispetto alle altre repubbliche ex jugoslave duro' soltanto una settimana. E poi vi fu l'ingresso nell'Ue e nella Nato, nonche' quello nella zona euro, tutto relativamente facile e veloce. Attualmente pero' molti sloveni vivono sotto la soglia della poverta', cresce la disoccupazione nonche' una maggiore differenza tra quelli che stanno al potere e il popolo ma sempre piu' evidenti sono anche gli scandali. Tuttavia nessun pessimismo tra la popolazione ma piuttosto realismo e speranza che le giovani generazioni avranno la forza di mandare avanti le necessarie riforme e assicurare una vita migliore.

Molto fragile e' la posizione dell'attuale governo di Borut Pahor. Il presidente del partito Zares che lunedi' si e' ritirato ufficialmente dalla coalizione governativa ha accusato il premier Pahor di "arroganza" e puntato sul suo comportamento che, secondo, Zares, apre le porte alla vittoria della destra dell'ex premier sloveno Janez Janša alle prossime elezioni. Gregor Golobič, presidente di Zares e fino a poco fa ministro delle scienze e dell'educazione in una lettera inviata a Pahor e alla presidente del Partito dei liberali democratici, Katarina Kresal ha spiegato i motivi del suo ritiro dal governo valutando, tra l'altro, completamente sbagliato il rifiuto da parte del premier di una sostanziale ricostruzione del governo con un nuovo premier, cosi' come voluto e proposto da Zares. Il partito di Golobič e' convinto che l'attuale scenario in cui Pahor ha un sostegno molto debole in parlamento e dell'opinione pubblica lascia molto spazio alla destra e Zares in questo non vuole piu' partecipare. Boris Pahor da parte sua aveva respinto la proposta di questo partito di nominare un nuovo premier del governo tecnico di sinistra qualificandola come un inganno nei confronti degli elettori e ritenendo che le dimissioni dell'attuale governo provocherebbero una crisi politica in Slovenia.

A differenza del partito Zares, i Liberali democratici sloveni (LDS) con a capo Katarina Kresal, ministro degli interni, restano nel governo di Borut Pahor e affermano che la loro decisione mira ad un "processo di controllo" per arrivare alle elezioni anticipate. Lo ha dichiarato Katarina Kresal dopo la riunione con il premier Pahor che e' anche presidente dei Socialdemocratici. "Abbiamo parlato del destino di questa coalizione. Sia LDS che SD restano nel governo affinche' nei prossimi mesi ci dedicassimo ai compiti che sono importanti per il Paese" ha detto Kresal. Ha aggiunto che con Pahor si e' accordata che il governo di minoranza il quale dopo l'uscita del partito di Zares dalla coalizione conta soltanto 33 deputati in parlamento su un totale di 90 parlamentari, avra' nei prossimi mesi come priorita' l'introduzione di nuove leggi e regole relative alla lotta contro la criminalita' economica e alla consolidazione fiscale dello stato. Secondo Katarina Kresal questo dovrebbe essere effettuato nella seconda meta' dell'anno dopodiche' il passo logico sarebbe l'avvio delle procedure verso le elezioni anticipate.

Con l'uscita del Zares dal governo della coalizione tripartita, lunedi' al premier Pahor hanno presentato le loro dimissioni tre ministri: il ministro dell'economia Darja Radič, il ministro per la cultura Majda Širca e il ministro della pubblica amministrazione Irma Pavlinič-Krebs. Il presidente di Zares, Gregor Golobič si e' dimesso dall'incarico di ministro della tecnologia ed educazione ancora lo scorso venerdi' riattivando il suo mandato parlamentare. Secondo le informazioni mediatiche, il voto di friducia al governo di Borut Pahor composto attualmente da una coalizione di due partiti e con un po' di piu' di un terzo di parlamentari si sposta verso l'autunno. Nel frattempo il governo dovrebbe proporre al Parlamento la nuova legge sul governo con un numero minore di dicasteri.

[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi

Nessun commento:

Posta un commento