giovedì 16 giugno 2011

LA CROAZIA ORMAI IN VISTA DEL TRAGUARDO EUROPEO


Il 10 giugno la Commissione Europea ha dato il suo parere favorevole all'ingresso della Croazia nell'Unione Europea proponendo al Consiglio dei ministri Ue di chiudere gli ultimi quattro capitoli dei negoziati di adesione. Lo ha annunciato lo stesso Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione, sottolineando che la decisione apre alla Croazia “la via per unirsi all'Ue come 28mo Stato membro a partire dal primo luglio 2013”, se questa data proposta dalla Commissione sarà approvata anche dal Consiglio Europeo. Già il prossimo 21 giugno i ministri degli Esteri dei 27 potrebbero adottare la decisione che richiede comunque l'unanimità.

Qui di seguito il testo della corrispondenza di Marina Szikora per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda il 16 giugno a Radio Radicale.

Venerdi' scorso, il commissario all'allargamento Štefan Feule ha sottolineato che la Croazia ha dovuto non soltanto includere le leggi europee nella sua legislazione bensi' anche implementarle e dimostrare di aver fatto tutto in questo campo. La Commissione europea' continuera' pero' a monitorare la Croazia.
Una giornata storica per la Croazia e per l'Ue, ha detto Jose' Manuel Barroso sottolineando che cosi' si apre la via alla Croazia di aderire all'Ue in quanto 28esimo pese dal primo luglio 2013 se il Consiglio accogliera' questa data proposta da parte della Commissione. La Commissione, sempre venerdi' scorso ha proposto al Consiglioe europeo la chiusura dei rimenenti quattro capitali negoziali. "L'importante passo della Croazia verso l'adesione e' anche un segnale al resto dell'Europa sudorientale: dimostra che l'allargamento funziona, che l'UE rispetta seriamente i suoi obblighi e che le riforme strutturali nel paese vengono appagate. Per tal motivo spero che il progresso croato sia una ispirazione ai nostri altri partner di rafforzare i loro sforzi riformisti e di raggiungere i risultati per il benessere dei loro popoli. E' anche nell'interesse dell'Ue" ha detto Barroso nel suo messaggio.
"Una ottima notizia" ha qualificato il presidente croato Ivo Josipović la notiza arrivata dalla Commissione europea. Il capo dello stato croato ha ringraziato tutti quelli di cui questo obbiettivo e' stato il merito, a partire dai veterani della guerra, ai cittadini, a quelli che avevano svolto servizi pubblici dal 2000 in poi, dal governo di Ivica Račan fino a quello di Jadranka Kosor. Josipović ha sottolienato' pero' che le riforme non sono ancora concluse, che sono necessarie anche quelle che oltrepassano le richieste dell'Ue nonche' l'addattamento agli standard europei. "Prima del festeggiamento aspettiamo la decisione degli stati membri" ha detto Josipović aggiungendo che bisogna continuare le riforme e migliorare le condizioni di vita dei cittadini.
La presidente del Consiglio nazionale che segue i negoziati di adesione, Vesna Pusić ha detto di sentire una soddisfazione personale e generazionale. Ha rilevato di essere entrata in politica con il compito di realzzare questo obiettivo per le future generazioni.

Ci sono voluti 6 anni e 9 mesi perché la Croazia imboccasse la dirittura finale verso il traguardo dell'ingresso nell'Unione Europea. Ma come si è arrivati a questa svolta che qualcuno ha già definito “storica” e che, nonostante non sia ancora ufficiale, sembra ormai acquisita?
Marina Szikora riassume le tappe di questo non facile percorso per Passaggio a Sud Est.

La Croazia ha atteso sei lunghi anni e nove mesi per il momento annunciato venerdi' scorso, vale a dire la buona notizia arrivata da Bruxelles che alcuni hanno qualificato come storica. Va ricordato che sei anni fa, iniziarono i negoziati di adesione tra la Croazia e l'Ue. L'inizio, come ricordiamo, e' stato subito rinviato a causa della latitanza del ricercato imputato dell'Aja, il generale croato Ante Gotovina, recentemente accusato con la sentenza di primo grado ad una pesante condanna di 24 anno di carcere per aver commesso crimini contro i serbi in Croazia. La sua estradizione e' stata all'epoca la condizione chiave per l'inizio dei negoziati. Dopo la cattura di Gotovina in Spagna, l'allora procuratore capo dell'Aja, Carla del Ponte aveva pronunciato la lungo attesa valutazione che "la Croazia collabora pienamente con il Tribunale". Questo e' bastato per il segnale verde di Bruxelles e dei stati membri dell'Ue per l'inizio dei negoziati. Ma il cammino e' stato sempre piu' duro e frustrante, questo non solo a causa degli obblighi da soddisfare da parte di Zagabria. C'erano di mezzo gli ostacoli esterni, quali la costituzione europea che fu bloccata ostacolando anche l'ulteriore allargamento dell'Ue.

L'approvazione del Trattato di Lisbona ha riavviato il processo. Poi pero' arrivo' lo ZERP, la zona di protezione marittima che per lungo tempo e' stata l'ostacolo al proseguimento dei negoziati croati e il nocciolo duro nella disputa sul confine marittimo tra la Slovenia e la Croazia. Seguiva in contemporanea la lotta alla criminalita' organizzata che vide alcuni pezzi molto grossi finire dietro le sbarre, scrive in un commento Ivica Koerbler del quotidiano 'Vjesnik'. La disputa tra Slovenia e Croazia diventava sempre piu' grave e minacciava di trasformarsi perfino in un conflitto aperto. La questione dei cantieri navali, un' altra condizione importantissima, una difficile sopravvivenza sotto il cappello statale che contestava ogni idea di privatizzazione. Arrivavano le riforme della giustizia e la lotta alla corruzione che si dimostreranno come parte piu' difficile dei negoziati. L'ex premier Ivo Sanader che era per diversi anni il preferito dell'Europa se ne ando' da un giorno all'altro per finire infine, mezz'anno fa' nel carcere austriaco di Salisburgo. Lo succedeva l'attuale premier e la sua mano destra, Jadranka Kosor. Il ritmo dei negoziati negli ultimi due anni diventava sempre piu' intenso con il lavoro di tutte le forze, sia quelle governative che quelle dell'opposizione.

L'apertura verso l'Europa fu resa possibile a partire dal premier dell'opposizione e leader socialdemocratico, il defunto Ivica Račan e dal presidente Stjepan Mesić che dopo due mandati presidenziali, il massimo possibile secondo la Costitzione, aveva ceduto il posto all'attuale presidente Ivo Josipović. L'uomo della giustizia e del giusto, della Croazia di riconciliazione, di pace e stabilita' nella fragilissima regione balcanica ancora frustrata e ferita dalle sanguinose ed atroci ferite delle guerre degli anni novanta. Bisognava creare l'atmosfera che poteva rendere possible l'europeizzazione della Croazia, anche come esempio ai vicini, per incamminare la via verso le integrazioni europee anche al resto dei Balcani occidentali. Un processo per nulla facile se si tiene presente che la Croazia e' il primo paese che aderira' all'Ue portando alle spalle le conseguenze della guerra e della transizione. Va sottolineato che il processo negoziale per la Croazia e' stato molto piu' difficile rispetto a quei paesi che l'avevano preceduta. Condizioni assai piu' richiedenti rispetto all'ultima grande ondata di adesione. E poi le cattive esperienze con la Bulgaria e la Romania hanno ulteriormente appesantito il cammino del prossimo aderente.

Negli ultimi due anni, Zagabria ha concluso assai piu' capitoli rispetto ai precedenti quattro anni. Nessun cedimento nemmeno in questi ultimi anni, come nemmeno negli ultimi metri fino all'ingresso. Ma il lavoro non e' ancora per niente concluso. Nonostante il pronunciamento della data magica, del prossimo primo luglio 2013, resta ancora molto lavoro da fare. Bisognera' convincere i partner europei che Zagabria sta' veramente attuando le indispensabili riforme e ci sara' bisogno di risultati concreti. L'obbiettivo della conclusione dei negoziati e' raggiunto anche se adesso la decisione della Commissione europea deve essere approvata da tutti gli Stati membri. Ma il prossimo lavoro spettera' al prossimo governo. Chi sara' quello che continuera' a guidare questo processo lo dimostreranno le prossime elezioni parlamentari. L'attuale governo afferma che sulla data delle elezioni i partner di coalizione decideranno a fine giugno e che non c'e nulla di urgente. L'opposizione chiede le elezioni al piu' presto possibile, a fine estate – inizi d'autunno, ma senz'altro prima del referendum in modo tale che il voto al referendum sull'adesione non rischi di diventare un voto pro o contro il governo di Jadranka Kosor.

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